Bambini, Cura, Incontri

Una stanchezza Felice

Come si spiegano ai bambini i temi della malattia o della morte? Il ruolo delicato delle favole è, da sempre, quello di preparare i più piccoli alla vita. Ma sono strumenti che possono far guardare ai temi più dicili con straordinaria poesia. Le pagine de “Lo Stralisco” di Roberto Piumini sono un esempio.

«Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere». La frase è dello scrittore G.K. Chesterton. Una frase particolarmente calzante quando il drago che attraverso una fiaba si vuole narrare è una malattia, magari una malattia dall’esito incerto. Da sempre la fiaba, con la sua semplicità narrativa e l’impianto metaforico che la rende preziosa, è lo strumento attraverso il quale, per i bambini (ma non solo) passa l’insegnamento, vengono trasferiti i grandi temi e i principi che poi via via, nel percorso di crescita, “escono di metafora” e diventano esperienza quotidiana. Più facile da comprendere perché, in qualche modo, tutti noi quei principi li abbiamo già lì, da qualche parte nel nostro cervello e nelle nostre sensazioni. Ecco, la fiaba è evocazione. Se le fiabe di principi e principesse, di eroi e bambini disubbidienti, di cappuccetti rossi e di pinocchi sono un vademecum per la formazione del carattere, della morale, delle aspirazioni, ci sono anche fiabe che, con delicatezza e poesia, affrontano temi lontanissimi dalla percezione immediata di un bambino, come la malattia o la morte, ma che formano comunque un pezzetto della sua sensibilità. Oltre a dare, agli adulti, una chiave di lettura per eventi di crisi, che la fiaba innalza a riflessione universale. Sono quei temi davanti ai quali, da adulti, è difficilissimo se non impossibile trovare “le parole giuste”. Le fiabe fanno questo, trovano e usano le parole giuste, perché sono parole altre. «Un modello altissimo, in questo senso, è Lo Stralisco, il racconto di Roberto Piumini pubblicato nel 1987», dice Grazia Gotti, anima della cooperativa culturale Giannino Stoppani di Bologna e insegnante di Storia della letteratura per l’Infanzia all’Accademia Drosselmeier. Come sottolinea Antonio Faeti, titolare della prima cattedra di Letteratura per l’infanzia in Italia, «Piumini è stato capace, come nessuno, di abbandonare schemi, percorsi, tracciati, figure che gli hanno assegnato una condizione unica nella storia recente della nostra letteratura per l’infanzia».

«Lo Stralisco può essere considerato l’esempio più profondo di questa capacità», prosegue Gotti. La vicenda si svolge nell’antica Turchia, dove un signore locale ha un figlio, Madurer, di 11 anni, aetto da una grave malattia che gli vieta di stare all’aria aperta, e quindi vive da sempre chiuso nel suo splendido palazzo. Il padre chiama un pittore, Sakumat, per affrescare le stanze in cui Madurer vive, per fargli vedere il mondo attraverso la sua arte. Nel progredire della storia, tra il bambino e il pittore si sviluppa un rapporto magico, di condivisione e di scoperta.

Le pareti prendono vita attraverso la fantasia di Madurer e l’abilità di Sakumat, si trasformano giorno dopo giorno, accompagnano su un sentiero di continua scoperta (e crescita) i due protagonisti. Via via che le stanze si animano, quel che Sakumat apprende è il senso profondo della vita: che è cambiamento, evoluzione, una linea diretta verso l’inevitabile, lungo un cammino fatto di poesia, luce, colori, incontri, gioia.

«Via via che le pagine scorrono», osserva Gotti, «per il bambino malato de Lo Stralisco, il lettore non si aspetta un happy ending». Perché, intanto, la malattia progredisce inesorabile, il bambino diviene sempre più debole. Ma il rapporto di vicinanza, di “accompagnamento” che si è stabilito tra bambino e pittore rappresenta ormai una forza capace di far vivere al bambino la gioia di ogni momento. Quando, lungo questo percorso, Madurer impara a disegnare, l’atto creativo si compie interamente: non più solo progettista della natura intorno a lui, non più solo osservatore del lavoro del pittore, ma autore. L’invenzione di una pianta misteriosa, che si illumina al buio (lo Stralisco del titolo), è la presa di coscienza del processo creativo. Madurer domina la natura, è sua, ora. Ma la natura dominata è anche una natura che cresce, che vive, che si trasforma e che può, anche, morire.

«Stare in amicizia con se stessi e con gli altri è il punto di equilibrio che consente di far fronte ad ogni evenienza che la vita ci pone davanti», spiega Gotti. «Abbiamo i nostri talenti da spendere, è nostro compito usarli al meglio, senza paure e senza indugi, senza illusioni. Il pittore ha la sua arte, la sua umanità, la sua capacità di giocare a nascondino con un bambino, la sua facoltà di narrare e lasciare un segno indelebile nelle pareti, nelle pagine e nel cuore dei lettori». Il percorso della favola segue, senza esplicitarlo, il percorso della malattia, una malattia vissuta con sempre più consapevolezza tanto dal bambino quanto dal pittore e dal padre del bimbo, ma che ora, attraverso il progredire del dipinto, assume una prospettiva diversa. È il compimento di un “disegno” più grande, eterno. Padre, vedi? Il prato si addormenta, – disse Madurer – Padre, sai cosa prova il prato?

– Vuoi dire l’erba?
– Sì, l’erba, i ori. Anche quello che non è erba e ori. La terra, gli animali, i piccoli sassi, le radici. Il prato. Tutto il prato. Sai cosa prova?
– Ti ascolto, – e Ganuan avvicinò la testa a quella del figlio.
– Il prato sente una stanchezza felice, – disse il bambino, con il tono di chi rivela un segreto, – come quando si corre molto nel gioco. Il prato ha corso molto…”.

In quella stanchezza felice sta tutto il segreto della favola, dell’infanzia, del mistero di una morte serena.

 

PER BAMBINI, PER TUTTI

Roberto Piumini è uno dei più celebri autori di letteratura per ragazzi. Lo Stralisco, pubblicato nel 1987 da Einaudi in un volume impreziosito dalle illustrazioni di Cecco Mariniello (che riprendiamo in queste pagine), è considerato dalla critica e dal successo presso il pubblico, il suo capolavoro. È una favola ambientata in Turchia, in un’epoca non precisata, che racconta dell’amicizia tra un bambino malato e un pittore, e dell’amore di un padre.

Lo Stralisco, ed. illustrata, Einaudi, pp. 124.

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